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Newsletter Culmine e Fonte n. 2/2016 articoli

Newsletter Culmine e Fonte n. 2/2016

Sommario:

 

Ad alcuni potrà sembrare nuovo il messaggio della divina misericordia, che Papa Francesco, facendo seguito a san Giovanni Paolo II, ha insistentemente proclamato. Ed è opportuno ri-annunziarlo, dopo che, per tanto - troppo - tempo, il Dio della Bibbia è stato presentato non come giusto, ma come giustiziere. Si tratta di vedere nella sua vera luce il senso del Vangelo, che è appunto l’annunzio della misericordia di Dio che si è incarnata in Cristo, è sfolgorata nella morte di croce del Signore Gesù come manifestazione del sommo - Paolo direbbe “eccessivo” -amore del Padre e di Gesù stesso per noi uomini e per la nostra salvezza.
È questo uno degli aspetti della “nuova evangelizzazione”, non perché sia una novità il messaggio, ma perché risuona nuovo, dato che, specialmente nel secondo millennio dell’era cristiana, è stato poco messo in luce.
La Bibbia tutta ci presenta un Dio-misericordia, un Dio-Amore, e ci racconta “quanto per noi ha fatto”. La storia biblica è la storia dell’amore di Dio. Ricordiamo peraltro che il termine latino e italiano misericordia non  ha soltanto il senso di pietà o  compassione, ma vuole esprimere tutta la ricchezza del corrispondente ebraico hesed, che significa amore, benevolenza, attenzione, affetto, tenerezza, comprensione, aiuto, salvezza, perdono o remissione dei peccati, che si esprime nella redenzione o riscatto, nella liberazione da tutto ciò che ci opprime… e simili.
Ogni uomo è chiamato a entrare in questa storia, a farne esperienza nella sua vita personale. E lo fa quando, credendo a tale messaggio e volgendosi verso un Dio-Amore, riceve da lui la gioia del perdono e della liberazione interiore. Nella liturgia, specialmente nei sacramenti del Battesimo, della Riconciliazione e nella celebrazione eucaristica, egli accoglie con gioia questa “misericordia” e ne ringrazia il Padre.
L’eucaristia è la celebrazione dell’amore misericordioso. Il messale, i cui testi risalgono, per la maggior parte, al primo millennio, ci presenta il Dio misericordioso della Bibbia. Dio è invocato spesso come “Dio grande e misericordioso”, “Dio, Padre di eterna misericordia“, “O Dio, fonte di misericordia e di perdono”, “Dio onnipotente e misericordioso”. In quest’ultima espressione i due aggettivi non si oppongono, come spiega una celebre colletta: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono…» (XXVI Domenica del tempo ordinario). Un’antica colletta iniziava così: Deus, cuius proprium est misereri semper et parcere” (O Dio, è tua caratteristica aver pietà e perdonare).
Passando in rassegna le varie parti della Messa, vediamo come in ognuna di esse, la misericordia di Dio viene annunziata, celebrata e messa in atto:
1. I riti di introduzione, dopo il saluto che annunzia la presenza del Signore in mezzo all’assemblea e che rievoca il saluto pasquale di Cristo la sera del giorno della Risurrezione, prevedono l’atto penitenziale. Se l’assemblea si riconosce peccatrice, la Chiesa invoca: «Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna». E noi sappiamo che Dio ascolta sempre la sua Chiesa. Le invocazioni a Cristo, con o senza i tropi, grida Kyrie, eleison. Anche nel Gloria si chiede la misericordia (Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi).
2. La liturgia della Parola non annunzia altro che l’opera di Dio nella storia della salvezza, che viene poi attualizzata nell’omelia. Questa trova il suo prototipo nel discorso di Gesù a Nazareth (Lc 4, 18-19). Possiamo ricordare le apologie prima del Vangelo (purifica il mio cuore e le mie labbra…) e dopo (La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati).
3. Nei riti di offertorio è rimasto il gesto del Lavabo, come ulteriore segno di purificazione, con le parole tratte del salmo 50 (Miserere).
4. La preghiera eucaristica, centro e culmine dell’intera celebrazione, è una solenne preghiera di ringraziamento al Padre, non solo per la festa che si celebra (motivo espresso nel Prefazio), ma soprattutto per tutta l’opera della salvezza. Il Canone romano inizia con l’invocazione Padre clementissimo, chiede di ammetterci a godere della loro [dei Santi] sorte beata non per i nostri meri, ma per la ricchezza del tuo PERDONO; la Preghiera eucaristica IV rievoca tutta questa storia, opera dell’amore di Dio (Tu solo sei buono e fonte della vita… e quando l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro… Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi… il tuo unico Figlio come salvatore, ecc.). Le preghiere eucaristiche per la riconciliazione ci fanno rendere grazie perché Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono… Eravamo morti a causa del peccato e incapaci di accostarci a te, ma tu ci hai dato la prova suprema della tua misericordia, quando il tuo Figlio, il solo giusto, si è consegnato nelle nostre mani e si è lasciato inchiodare sulla croce… Infine, il centro delle parole consacratore sul calice ricordano che questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza. Versato per voi e per tutti in REMISSIONE dei peccati.
5. I riti di comunione hanno, per così dire, due parti: la prima è una sorta di preparazione prossima. In essa viene significata e realizzata la comunione tra i fratelli: nel Padre nostro chiediamo rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; poi riceviamo e ci scambiamo la pace del Cristo risorto, che consiste nel perdono (si pensi che Gesù annunzia questa pace ai discepoli che lo tradiscono, lo rinnegano o lo abbandonano); mentre si compie il gesto della frazione del pane, si canta Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Nella seconda parte si riceve il Cristo morto e risorto, entrando in comunione di amore con  Gesù e con il Padre. È il banchetto nuziale, come sottolineano le parole, tratte dell’Apocalisse: Beati gli invitati alla cena dell’Agnello. Quel banchetto escatologico viene pregustato nella comunione eucaristica. Pensiamo infine quante volte leggiamo nei Vangeli che Gesù, durante un banchetto, perdona i peccati, o il banchetto stesso è il segno che ha già perdonato. 

Tutta la messa è una celebrazione della misericordia del Padre, resa visibile nell’amore supremo di Cristo. Essa non esige, ma provoca la nostra risposta di conversione: da qui tutte le invocazioni di pietà, di perdono, di misericordia. D’altra parte esige e provoca la nostra misericordia verso i fratelli, mettendo in pratica il comando del Signore: Siate misericordiosi, come il Padre celeste è misericordioso con voi. Lo scopo della celebrazione infatti non è tanto quello di “soddisfare” il Padre, quanto di accogliere la sua misericordia, e diventare tutti “un solo corpo e un solo spirito”, di formare cioè un solo popolo, una sola comunità, una sola Chiesa.

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